Martedì sera alla televisione ho visto un documentario che raccontava un gravissimo incidente ferroviario accaduto a Parigi nel 1988: 56 morti e 43 feriti dovuti a una serie di errori umani e di sistema che si sono sommati fino a portare al disastro. Un treno di pendolari si è schiantato contro un altro treno fermo alla stazione perché i freni erano stati disattivati per errore. In realtà, il treno aveva anche un secondo sistema frenante, elettrico, che avrebbe potuto fermare o almeno rallentare il treno, ma il macchinista si dimenticò di azionarlo perché fu preso dal panico.
Nel brano del Vangelo di oggi, che parla della fine di Gerusalemme e della fine del mondo, Gesù annuncia che accadranno cose terribili, ma «gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra»: non moriranno per quelle cose terribili che accadranno, ma per la paura e l’attesa di quelle cose.
Tutto questo non accadrà solo alla fine del mondo, ma succede sempre, come nell’incidente di Parigi: la paura ci toglie lucidità e ci fa prendere decisioni sbagliate; il panico uccide molte più persone, rispetto ai pericoli che lo generano.
Oggi nel mondo ci sono molti motivi per avere paura: soprattutto le guerre vicino a noi, e non solo quelle. La paura ci può spingere a pensare che non c’è futuro e non c’è niente da fare, bloccando così ogni possibile iniziativa positiva. Per questo – credo – Papa Francesco ha indetto un anno santo dedicato alla speranza.
Se pensiamo che tutto stia per finire, restiamo bloccati e permettiamo alla morte di contaminare e controllare la nostra vita. Invece la speranza ci fa immaginare e desiderare un futuro diverso e attiva tutte le nostre energie vitali per andare verso quel futuro, per anticiparlo e costruirlo.
Il fuoco che anima la speranza è il desiderio: non sono le idee quelle che guidano la nostra vita, ma i desideri, oppure le paure. Le paure, l’ho già detto, ci rendono chiusi e ostili; i desideri invece ci lanciano in avanti. Ma verso dove? Dipende dai desideri: ci sono desideri inautentici che non portano da nessuna parte, come quelli instillati dalla pubblicità (vedi il black Friday), o desideri che desideriamo solo perché li desiderano anche gli altri. Ci sono voglie e pulsioni che ci possono soddisfare nel breve termine, ma non possono diventare un programma di vita. E poi ci sono desideri che ci portano verso una realtà nuova e diversa, ci avvicinano a un mondo migliore, anche se magari solo circoscritto a quel piccolo ambito di vita che è intorno a noi. Però ci vuole coraggio per desiderare i desideri migliori: rassegnarsi e arrendersi alla paura è molto più facile e, all’inizio, anche comodo.
Gesù ci mette in guardia: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita… Vegliate in ogni momento pregando». È un consiglio che sembra detto per tante persone di oggi: da lunedì a venerdì pomeriggio sono prese dagli “affanni della vita”, cioè dal lavoro a ritmi frenetici e dalle preoccupazioni; da venerdì pomeriggio a domenica sera invece si danno a “dissipazioni e ubriachezze”, e poi ricominciano da capo. Invece è bene restare svegli – cioè capire cosa stiamo facendo, distinguere e scegliere quel che è necessario, buono e giusto – e pregare, cioè mettere davanti a Dio le nostre scelte di vita e chiedergli che ci illumini con il Vangelo del suo Figlio.
Domandiamo al Signore di aiutarci a vincere le nostre paure personali e quelle del nostro tempo e di ispirarci desideri che ci avvicinino a lui, perché la sua venuta non sia solo alla fine del mondo, ma cominci già ora nella nostra vita.
Meditazione 1^ domenica di Avvento 01/12/2024
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