Meditazione 12^ domenica del tempo ordinario 23/06/2024

Il brano evangelico di questa domenica si apre con le parole “In quello stesso giorno”: quale giorno? Quello in cui Gesù, sulla riva del mare di Galilea (che in realtà è un grande lago) aveva raccontato le parabole del seme. In modo particolare, nella seconda parabola, Gesù aveva detto che il seme germoglia e cresce anche di notte, quando il contadino dorme. E ora, di notte, nel mare in tempesta, mentre la barca rischia di affondare, Gesù dorme tranquillo dopo aver gettato il seme della sua parola.
C’è anche un’altra annotazione, un po’ misteriosa, all’inizio del brano: l’evangelista dice che i suoi discepoli lo presero sulla barca “così com’era”. Nessuno sa di preciso cosa volesse dire, ma a me fa venire in mente che il Signore è sempre con me così com’è lui, non come lo penso io.
Anche i discepoli avevano le loro idee su di lui, idee che vanno in crisi nel momento della prova: “Non ti importa che moriamo”? Non ti importa di noi? Perché permetti che la barca si riempia d’acqua e che la tempesta la faccia affondare?
Finché si ascoltano le parabole sulla riva del mare, si può anche credere di averle capite, ma è durante la tempesta, nella prova, che si verifica la presenza o l’assenza della fede che è la fiducia in Dio così com’è lui, non come lo vorremmo noi.
A lui anche il vento e il mare obbediscono, ma non quando e come vorremmo noi.
Credo che anche oggi il Signore voglia che noi raggiungiamo un’altra riva: tante cose stanno cambiando e non sono pochi quelli che pensano che la Chiesa stia affondando. Come se non bastassero le tempeste all’esterno, anche l’equipaggio dentro la barca non è concorde: alcuni remano in una direzione e altri in quella opposta, e ognuno è sicurissimo di avere ragione e accusa gli altri di essere causa di naufragio.
In questa situazione il Signore dov’è? Cosa fa? Dorme?
Sulla sponda da cui è partito, Gesù ci invitava ad avere fiducia nella sua parola e nella forza che essa contiene: tutto il resto conta molto meno. Forse durante la traversata dovremo alleggerire la barca e a malincuore buttare in mare tante cose alle quali siamo affezionati, strutture, regole e beni che per un certo tempo sono stati utili o addirittura necessari, ma che adesso non possiamo più tenere con noi perché ci appesantiscono.
Mi ricordo quando, tanti anni fa, passai quasi tre mesi in una comunità di italiani in Canada: gli adulti, quasi tutti anziani, si attaccavano fortemente alle tradizioni religiose delle loro origini perché era un modo per conservare la loro identità: processioni, devozioni, feste popolari. I figli e i nipoti, però, non erano altrettanto attaccati a queste tradizioni, anzi: sembrava loro di dover scegliere tra l’essere cattolici e l’essere canadesi, perché il cattolicesimo che avevano conosciuto era un folklore italiano totalmente estraneo al mondo in cui vivevano. Essere cattolici, per loro, significava essere stranieri nel Paese in cui erano nati e cresciuti. Gli adulti mi avevano fatto arrivare dall’Italia a loro spese per celebrare la Messa in italiano ed erano felici di questo. Portavano con sé alla domenica mattina i figli e i nipoti, che però non capivano una parola di quello che dicevo.
Accettavano di essere presenti per far contenti i nonni che avevano dato loro il benessere a prezzo di grandi sacrifici, emigrando dall’Italia, ma non si sentivano davvero parte della comunità.
Mi domando se non stia accadendo qualcosa di simile ai nostri giovani, se l’evidente distacco delle nuove generazioni dalla Chiesa in cui sono stati battezzati non dipenda anche dal fatto che pure a loro sembra necessario dover scegliere tra l’essere cristiani e l’essere donne e uomini del XXI secolo.
Nel mio piccolo, come parroco, cerco di ricordare che saranno loro ad approdare sulla sponda alla quale il Signore li conduce: saranno cristiani diversi da me perché sono nati dopo di me e sono cresciuti in un mondo diverso da quello che io ricordo con un po’ di nostalgia. Il mio compito è seminare la Parola: i frutti che porterà sull’altra sponda apparterranno a qualcun altro.


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