Il brano evangelico di questa domenica ci presenta la terza chiamata dei dodici. Ciascuno di loro è stato chiamato una prima volta, come Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sulla riva del lago, a seguire Gesù e ad ascoltarlo, poi sono stati chiamati a diventare una comunità di vita insieme a lui e ora sono chiamati ad andare in missione, per prolungare e amplificare la sua azione. Prima l’ascolto attento e prolungato, poi l’esperienza di vita: solo così alla fine si può dire qualcosa di vero e di buono. Credo che non valga solo per loro.
A riprova di questo, le istruzioni di Gesù ai Dodici non riguardano tanto ciò che dovranno dire, ma ciò che dovranno fare (prendersi cura dei malati nel corpo e nello spirito) e soprattutto come dovranno essere: poveri, sprovvisti di tutto. Prima del dire, il fare e, prima ancora, l’essere.
D’altra parte, in questo Vangelo anche le parole di Gesù sono poche. A noi può sembrare strano, perché nella nostra società della comunicazione facciamo attenzione soprattutto ai messaggi, ma qui non si può separare il contenuto dell’annuncio dalla condotta dell’annunciatore. Quel che fa uno scienziato nella sua vita privata sono fatti suoi; a volte anche un politico, a quanto pare. Ma se il messaggio è “convertitevi”, vale a dire accogliete l’invito di Dio che vi libera dal male, allora la qualità della vita dell’inviato, la sua coerenza, è decisiva.
In questo caso Gesù chiede ai suoi di vivere la sua stessa povertà di mezzi perché sia chiaro che quel che faranno di buono viene da Dio e non dalle loro possibilità o capacità. E infatti il male fisico e spirituale (malattie e spiriti cattivi) viene sconfitto da questi uomini che non hanno niente e che quindi possono dare, oltre a se stessi, solo i doni immateriali che a loro volta hanno ricevuto.
La tentazione di arricchirsi, nella Chiesa, c’è sempre stata e ci sarà sempre: a volte solo per motivi egoistici e altre volte credendo che sia necessario alla diffusione del Vangelo, ma l’abbondanza di mezzi materiali, invece di aiutare, rende l’annuncio meno credibile.
Il Vangelo di oggi ci parla quindi di valori come la coerenza, la gratuità e la povertà. I neofiti pieni di entusiasmo possono forse credere di poterli mettere in pratica con un po’ di buona volontà, ma i nostri sforzi arrivano solo fino a un certo punto. È Dio che opera in noi la conversione attraverso le prove della vita che un po’ alla volta ci spogliano del superfluo e ci portano all’essenziale.
In più, Gesù ordina ai Dodici di intraprendere il loro cammino a due a due, ma non vale solo per loro: il viaggio della vita e della fede non lo si può compiere da soli. È vero che ciascuno di noi alla fine risponde di se stesso e delle proprie azioni, ma forse la nostra tradizione spirituale si è un po’ troppo centrata sugli aspetti individuali, mentre sono gli altri, con i loro pregi e i loro difetti, a darci l’opportunità di crescere insieme a loro e di spogliarci un po’ alla volta del nostro ingombrante io.
Meditazione 15^ domenica del tempo ordinario 14/07/2024
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