Prosegue in questa domenica la lettura del primo capitolo del Vangelo secondo Marco. Dopo aver predicato nella sinagoga e aver scacciato un demonio, Gesù sembra iniziare quasi per caso la sua attività di guaritore: gli parlano della suocera di Pietro che è ammalata, la va a trovare, la prende per mano e la fa alzare. Lei guarisce alll’istante. Subito tutti lo vengono a sapere ma aspettano il tramonto perché finisca il giorno di sabato in modo da poter trasportare i malati davanti alla porta della città.
Molto probabilmente Gesù non aveva mai guarito nessuno prima di quel momento, infatti gli abitanti di Nazareth, più avanti, si meraviglieranno di quel che è successo lì a Cafarnao e rimarranno molto scettici al riguardo.
Gesù stesso si prende una pausa di riflessione: il mattino dopo quando fa ancora buio se ne va da solo in un luogo appartato per pregare e riflettere su quanto è accaduto e sul da farsi. La sua decisione ci aiuta a capire qualcosa riguardo al successo, alla notorietà e al potere.
Il potere è sempre stato desiderato, ma mai come nella nostra epoca, con la diffusione dei mezzi di comunicazione vecchi e nuovi, la notorietà ha avuto tanta importanza: chi è conosciuto ha potere, può influenzare le scelte degli altri (infatti si chiama influencer) e può ricavarne anche profitto economico o addirittura potere politico. Qualcuno ha coniato lo slogan “videor, ergo sum”: sono visto, dunque esisto; sono tanto più importante quanto più numerose sono le persone che mi guardano.
Gesù non la pensava così, infatti l’evangelista Giovanni riferisce che durante la festa delle Capanne; i suoi fratelli glo rimproverarono e lo esortarono dicendo: «Va’ nella Giudea perché i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai. Nessuno infatti agisce di nascosto, se vuole venire riconosciuto pubblicamente. Se fai tali cose, manifèstati al mondo!» (cf. Gv 7,3-4). Ma Gesù non cercava la notorietà, non cercava il potere e non voleva nemmeno aumentare il numero dei suoi followers, dei suoi seguaci: lasciò andare il giovane ricco, lasciò andare tutti quelli che proprio nella sinagoga di Cafarnao rimasero scandalizzati dalle sue parole dopo la moltiplicazione dei pani, e disse perfino ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”.
Ovviamente non si tratta di demonizzare i mezzi di comunicazione che oggi tutti usiamo in misura maggiore o minore; d’altra parte la ricerca della notorietà e quindi la demagogia, il carrierismo e cose del genere esistevano fin dai tempi dell’impero romano e da prima ancora. Il punto è un altro: la spiritualità cristiana ha sempre insegnato a praticare le virtù nascoste, memore della parola del Signore: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.” (Mt 6,1).
Chi cerca di essere visto e ammirato, cerca nello sguardo degli altri la conferma del proprio valore di cui è tutt’altro che sicuro. Per quanto possa apparire brillante e sicuro di sé, interiormente è molto spesso un mendicante, un insicuro che ha bisogno di controllare gli altri perché ha paura di non esistere se non è considerato.
Gesù non aveva bisogno di tutto questo perché era consapevole del proprio valore: era il Figlio di Dio. Ci ha rivelato che anche noi siamo figli di Dio, che il Padre ci guarda con amore come suoi veri figli: chi crede a questa verità non ha bisogno di attirare altri sguardi su di sé.
Meditazione 5^ domenica del tempo ordinario 04/02/2024
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