Meditazione Battesimo del Signore 12/01/2025

Negli Atti degli Apostoli al cap. 19 si racconta che Paolo arrivò a Efeso e lì trovò una dozzina di discepoli ai quali chiese: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni». Non avevano ricevuto il battesimo di Gesù e nemmeno lo Spirito Santo, anzi nemmeno sapevano che esistesse lo Spirito Santo. Che differenza c’è tra il battesimo di Giovanni e il battesimo di Gesù?
Il battesimo di Giovanni era un rito di purificazione: Giovanni annunciava che stava per arrivare il Messia, il quale avrebbe fatto giustizia e avrebbe bruciato i peccatori con un fuoco inestinguibile, perciò i peccatori andavano da lui, confessavano le loro colpe e si facevano lavare/purificare nel fiume Giordano promettendo di cambiare vita.
Anche Gesù si è fatto battezzare da Giovanni: non aveva peccati da confessare, ma invece di prendere le distanze dai peccatori, fin dall’inizio ha voluto farsi loro fratello e mescolarsi tra loro.
Farà così per tutta la vita: si lascerà avvicinare e toccare da peccatori e peccatrici, mangerà con loro, li perdonerà e alla fine morirà tra due malfattori, insieme a loro. Ricevendo il battesimo di Giovanni, Gesù ha voluto mostrare il suo desiderio di essere nostro fratello. Per questo, quando ha scelto un segno per unirci a sé, ha scelto proprio il battesimo.
Con il battesimo, quello di Gesù, diventiamo suoi fratelli e sorelle e quindi figli e figlie di Dio: riceviamo il suo stesso Spirito, cioè i suoi desideri, il suo modo di pensare e di agire, il suo modo di pregare, di rivolgersi al Padre. Ma tutto questo non avviene in modo automatico. Il battesimo è il grande dono di Dio, ma è come un seme che deve crescere. Alla fine del Vangelo secondo Matteo Gesù dice agli apostoli: «Fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). Se non si impara a mettere in pratica tutto ciò che Gesù ha comandato, il battesimo, pur essendo dono di Dio, può rimanere inefficace. Parola e sacramento non devono mai essere separati, non solo nel rito, ma anche nella vita. Il battesimo è una fonte di grazia che può dissetare tutta la nostra esistenza, ma senza il Vangelo si può inaridire.
L’estate scorsa ho chiesto a un gruppo di bambini che cos’è il battesimo e uno di loro mi ha risposto che è una benedizione perché Dio ci protegga. In realtà sappiamo tutti per esperienza che il battesimo non ci mette al sicuro dai problemi e dalle sofferenze, anzi: Sant’Agostino diceva che chi diventa cristiano, proprio perché cristiano, soffrirà un po’ di più in questo mondo. Chi cerca di essere buono e giusto in un mondo ingiusto è destinato a pagare per le proprie scelte: il battesimo non è un’assicurazione sulla vita.
Qualcun altro dice che bisogna battezzare i bambini perché “è la nostra tradizione, è la nostra cultura”, per non essere diversi dagli altri, ma al giorno d’oggi essere cristiani vuol dire proprio essere diversi dagli altri: è una scelta continua, spesso anche costosa.
Il battesimo ai bambini è un grande dono, ma se poi questo dono viene messo in soffitta ancora incartato, se la loro educazione comprenderà solo una superficiale informazione di cristianesimo, se non avranno l’opportunità di vivere esperienze di vita e di Vangelo, condivideranno la mentalità del mondo, non quella di Gesù, e prima o poi anche loro diranno, come i dodici discepoli di Efeso: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo».


Pubblicato

in

da

Tag: