Meditazione Epifania 06/01/2025

La parola ‘epifania’ significa manifestazione. È un altro modo di considerare il Natale: mentre il 25 dicembre contempliamo la nascita di Gesù, il 6 gennaio consideriamo nella fede l’effetto di questa nascita, cioè la manifestazione del disegno divino della nostra salvezza. La Lettera agli Efesini si esprime così: [il mistero di Cristo] «non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che i Gentili [i pagani] cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo» (Ef 3,5-6).
Infatti, nell’adorazione dei Magi, di questi sapienti venuti dall’oriente, la Chiesa ha visto l’inizio, l’anticipazione della conversione dei pagani a Cristo.
Dobbiamo ricordare che i primi cristiani erano tutti ebrei, ebrei che vedevano in Gesù il Messia promesso da Dio a Israele. Nel Primo Testamento c’erano anche profezie che annunciavano la conversione dei pagani, ma molti di questi primi cristiani credevano che si sarebbe trattato di una specie di eccezione: il Messia – pensavano – apparteneva a loro, non agli altri popoli. Non è stato facile per loro accettare l’opera missionaria di Paolo e la conversione dei pagani al Vangelo senza che diventassero ebrei. Sembrava loro impossibile che si potesse accogliere Gesù come Messia senza osservare la Legge di Mosè e tante altre venerabili tradizioni nelle quali erano cresciuti e che avevano difeso lungo la storia a volte anche a prezzo della vita. Eppure i pagani credevano in Gesù, si convertivano e lo Spirito Santo scendeva anche su di loro e operava in modo evidente. I cristiani di origine ebraica avevano paura di perdere la loro identità, accogliendo tra loro questi nuovi credenti che mangiavano anche cibi impuri, non osservavano il sabato e non erano circoncisi. Il sapiente disegno di Dio si manifestava in modo inaspettato e metteva in crisi tutte le loro certezze. La grande intuizione di San Paolo è stata questa: difendere il contenuto del Vangelo e la fede in Gesù anche a costo di cambiare la religione, cioè i riti, le preghiere, le tradizioni. E infatti ne è venuta fuori una religione diversa dalla religione ebraica, il cristianesimo, che a sua volta ha generato diversi riti, gerarchie, tradizioni… insomma diverse religioni: cattolica romana, orientale/i (ortodossa), evangeliche (protestanti)…
La religione è come la lanterna che custodisce e alimenta la fiamma, e la fiamma è la fede nel Signore Gesù e nel suo Vangelo. Qualcuno (come Umberto Galimberti) pensa che bisognerebbe tenere solo la fede e il Vangelo, liberandosi delle religioni, ma la fiamma non può continuare ad ardere se non viene alimentata e protetta. L’involucro esterno può anche cambiare forma e di fatto in duemila anni ci sono stati tanti cambiamenti, ogni cambiamento risveglia la paura che la fiamma si spenga e c’è perfino qualcuno che preferirebbe tenersi la lanterna vecchia spenta, pur di non cambiare.
Oggi molte persone compiono a volte alcuni gesti religiosi non più motivati dalla fede, ma – lo dicono apertamente – solo per tradizione, “perché è la nostra cultura”. Alle nuove generazioni – tranne qualche eccezione – le tradizioni non interessano più: cercano piuttosto qualcosa di significativo per la loro vita, qualcosa che le appassioni. Pur di trovarlo, molte volte sono anche disposte ad andare lontano, come i Magi. Tocca a noi consegnare loro non una bella lampada spenta, ma il Vangelo, una fiamma viva che possa essere anche trasferita in una lampada nuova che non sappiamo come sarà. A me, come prete ormai anziano, dispiace molto vedere la mia vecchia lampada che perde i pezzi, però ormai ho capito che non devo limitarmi ad aggiustarla in qualche maniera, ma soprattutto trovare il modo di riaccendere e tenere viva la fiamma.


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