Pochi giorni fa un ragazzino molto sveglio mi ha chiesto come mai si celebra l’Immacolata concezione di Maria l’8 dicembre, se poi la nascita di Gesù si festeggia il 25: è un fraintendimento molto frequente. Anch’io, prima di entrare in seminario, credevo che la festa di oggi riguardasse il concepimento di Gesù, verginale e quindi – pensavo – senza macchia di peccato. Invece era tutto sbagliato perché il concepimento di Gesù lo festeggiamo giustamente nove mesi prima del Natale nella festa della Annunciazione, il 25 marzo. E poi, in generale, perché due sposi di certo non fanno un peccato quando concepiscono una nuova vita: anzi! Gesù è stato concepito in maniera verginale non perché i rapporti coniugali siano cattivi, ma per farci capire che un uomo così poteva essere solo un dono di Dio: è venuto nel mondo, ma non era frutto di questo mondo.
La festa di oggi invece celebra Maria che è stata concepita – normalmente – dai suoi genitori (che la tradizione ha chiamato Gioacchino e Anna), ma che fin dal primo momento della sua esistenza è stata preservata dal peccato originale. Ma che cos’è il peccato originale? È qualcosa che non capiamo fino in fondo: potremmo dire che è un mistero, in un certo senso.
La prima lettura della festa di oggi riporta il racconto di Adamo ed Eva che disobbediscono a Dio e in questo modo commettono il primo peccato. Viene chiamato “racconto del peccato originale” perché esprime, con un linguaggio sapienziale ricco di molti simboli, quel che sta all’origine di ogni peccato: la mancanza di fiducia in Dio, nella sua parola, nella sua volontà buona nei nostri confronti. Quel che la Chiesa insegna sul peccato originale non riguarda però in primo luogo gli avvenimenti misteriosi all’inizio della storia umana, avvenimenti di cui non sappiamo nulla, ma soprattutto la nostra vita di oggi. La tradizione cristiana parla di “peccato originale” soprattutto per dire che noi fin dalla nascita, anzi fin dal concepimento, siamo inseriti in una storia che ci condiziona anche negativamente e che ha bisogno di essere raggiunta dalla grazia salvifica di Dio, perché è una storia attraversata e segnata dal rifiuto di Dio. Noi sperimentiamo il peso di questo condizionamento negativo in quella propensione al male che, assieme al desiderio forte del bene, è presente in ciascuno. Non è un peccato di quelli che commettiamo noi, volontariamente, non è un peccato personale, ma è chiamato “peccato” per analogia: non nasciamo “santi e immacolati” ma abbiamo bisogno di essere resi giusti dalla grazia di Dio.
Maria no: a suo Figlio Dio ha voluto dare una madre pienamente disponibile alla sua volontà, una creatura non segnata dal peccato, non incline al male. Perché? Ci saranno certamente molti motivi, ma io ne trovo soprattutto uno nella seconda lettura di oggi: anche noi siamo stati «scelti prima della creazione del mondo per essere [un giorno] santi e immacolati di fronte a lui nella carità». In Maria Immacolata il Padre ha voluto darci un’immagine di quel che saremo un giorno, se seguiremo la voce di Gesù. Forse può sembrare esagerato pensare che un giorno saremo santi e immacolati come Maria, ma è proprio così, anzi: saremo come Gesù, secondo la sua promessa.
Quel che vorrei sottolineare oggi è questo: non sono le attività di questo mondo, come il sesso, i soldi, i conflitti… a “sporcarci”, ma casomai siamo noi a sporcare queste cose quando le usiamo male. Essere immacolati, cioè senza macchia, non significa essere staccati dalla realtà, vivere come angeli, anche perché non sappiamo nulla di come vivono gli angeli. Essere senza macchia vuol dire vivere bene, comportarsi bene. Ma alla fine sarà Dio a purificarci, a renderci immacolati: finché siamo in questo mondo è inevitabile che un po’ di polvere ci si attacchi addosso e non dobbiamo preoccuparci troppo per questo. Credo proprio che il Signore non sarà contento se ci presenteremo davanti a lui con le mani pulitissime ma vuote e inoperose: l’ossessione per la purezza spesso è una malattia, non una virtù. Papa Francesco lo ha ripetuto molte volte: «Se la Chiesa rimane chiusa in se stessa, si ammala. Uscendo può capitare un incidente, ma io preferisco mille volte una chiesa incidentata che una chiesa ammalata».
La festa dell’Immacolata non ci spinge a restare “fuori dalla mischia”, ma a vivere in questo mondo con la piena fiducia in Dio che nel cammino della vita ci purifica e a poco a poco plasma in noi l’immagine suo Figlio.
Meditazione Immacolata 08/12/2024
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