«Se Cristo non è risuscitato, allora […] è vana anche la vostra fede» (1Cor 15,14). Durante la mia adolescenza ho incontrato questa famosa frase di San Paolo, ma non la capivo. Il fatto è che purtroppo la religione che mi era stata insegnata stava in piedi anche senza la risurrezione di Gesù. C’erano i dieci comandamenti, l’inferno, il purgatorio e il paradiso, e anche la morte in croce di Gesù per la nostra salvezza, ma tutto questo non mi sembrava senza senso se Cristo non fosse risuscitato. Perché – mi chiedevo – senza la sua risurrezione la mia fede è “vana”, cioè vuota, inconsistente, priva di fondamento? Le risposte che mi sono dato allora sono quelle che mi convincono anche oggi.
Innanzitutto, se Gesù non è risuscitato allora avevano ragione i suoi nemici e quelli che lo deridevano sotto la croce: sarebbe stato soltanto uno tra le tante migliaia di uomini crocifissi dai Romani. Tanto per fare un paio di esempi, durante l’assedio di Tito, conclusosi con la distruzione di Gerusalemme nel 70, ogni giorno le truppe romane, per mesi, crocifissero fino a 500 ebrei al giorno e alla fine della ribellione di Spartaco furono crocifissi lungo la via Appia 6000 schiavi, tanto che non c’era più legname a sufficienza per le croci. Perché tra le migliaia e migliaia di uomini giustiziati in questo modo orribile ci ricordiamo proprio di lui? Perché è l’unico del quale si dice che sia risorto. Nella liturgia del venerdì santo abbiamo meditato sul senso e sul valore della morte di Gesù ma quella morte acquista senso e valore solo se davvero Gesù è il Figlio di Dio e non uno dei tanti illusi idealisti finiti male. Solo la sua risurrezione ci dice chi è veramente Gesù e che valore hanno le sue parole, i suoi miracoli e la sua morte liberamente accettata per amore.
E poi c’è un altro motivo, proprio quello che San Paolo evidenzia nel brano da cui è tratta la frase dalla quale sono partito. Della sopravvivenza dell’anima parlano quasi tutte le religioni: anche gli egizi 5000 anni fa dicevano che il Ba, l’anima, dopo la morte viene pesata in base alle azioni che il defunto ha compiuto durante la sua vita per ottenere il premio o la punizione. La fede nella vita ultraterrena è presente in quasi tutte le religioni da migliaia e migliaia di anni, ma come possiamo essere sicuri che sia vero? Mio nonno, che durante la seconda guerra mondiale era pompiere, dopo i bombardamenti aveva il triste incarico di portare le vittime al cimitero; a volte mi diceva: “Ne ho portati tanti lassù, ma non è tornato indietro nessuno”.
Invece uno è tornato, o meglio è andato oltre, non è tornato alla vita di prima ma è passato a una vita più piena, più perfetta: Gesù è risuscitato e risusciteremo anche noi.
Sul fatto che Gesù sia veramente risuscitato non riesco ad avere dubbi: come è possibile che i suoi discepoli dopo averlo visto morire, e morire in quel modo, si siano autoconvinti di averlo visto vivo? Convinti fino al punto di andare in tutto il mondo ad annunciare la sua risurrezione e di offrire la propria vita, visto che tutti o quasi sono poi stati uccisi a loro volta. Dopo averlo seguito fino a Gerusalemme pensando che avesse un progetto politico di liberazione nazionale e dopo averlo visto fallire miseramente ed essere fuggiti mentre era ancora vivo, avrebbero trovato il coraggio di testimoniare il messaggio di un morto? Io non ci credo. Lo hanno annunciato in tutto il mondo perché lo hanno visto vivo: è risuscitato, e anche noi risusciteremo.
Meditazione Pasqua 31/03/2024
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