Il mistero di un solo Dio in tre Persone nei testi del Nuovo Testamento non viene illustrato con complessi ragionamenti filosofici: quelli sono venuti dopo e sono il tentativo – spesso lodevole – della ragione umana di orientarsi in una realtà della quale non abbiamo esperienza diretta.
I Vangeli, San Paolo e gli altri scritti del Nuovo Testamento parlano invece di esperienze, esterne e interne, che conducono non solo e non tanto a riflettere, quanto piuttosto ad adorare. Non è che sia assente la profondità del pensiero, anzi! Ma non è un pensiero astratto: nasce da una storia, un’esperienza e conduce a cambiare mentalità e azioni.
Nel Credo nominiamo prima il Padre, poi il Figlio e poi lo Spirito Santo. Invece il Nuovo Testamento comincia con i quattro Vangeli che raccontano soprattutto la vita del Figlio: cosa ha detto e fatto Dio quando si è rivestito della nostra carne umana. Poi, negli Atti degli Apostoli, racconta soprattutto cosa ha fatto lo Spirito di Gesù quando è passato da lui ai suoi discepoli, a noi. Poi San Paolo e altri apostoli hanno parlato, nelle loro lettere, di Dio, il Padre, a partire dall’esperienza di Gesù e del suo Spirito. Alla fine, il libro dell’Apocalisse ci racconta per immagini e visioni quale sarà l’incontro definitivo e la visione faccia a faccia dell’umanità con Dio.
Nel paganesimo, greci e romani trovavano la fonte della loro religione nelle intuizioni dei poeti: un po’ come oggi si diffondono in Internet tanti messaggi, poesie e magari anche “rivelazioni”, “segreti” e visioni di persone che hanno pensato queste cose per conto loro o addirittura dicono di averle ricevute da Dio o dalla Vergine Maria o da qualche santo. Non tutta questa valanga di parole è da buttare: c’è un po’ di tutto, da pensieri devoti e consolanti, magari a volte un po’ dolciastri, a minacce terrificanti, a veri e propri deliri. Come si fa a sapere cosa viene da Dio e cosa invece è solo il frutto dei nostri desideri e delle nostre paure?
La nostra fede non si basa sulle intuizioni, magari geniali, dei poeti, ma su qualcosa che è accaduto ed è stato tramandato, come dice la prima lettura di questa festa: «Si udì mai cosa simile a questa? […] ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi […] come fece per voi il Signore, vostro Dio?
E potremmo continuare: si è mai udito che Dio abbia voluto condividere la nostra vita umana nascendo e morendo come noi e poi risorgendo da morte?
Penso che nessuno si sarebbe mai sognato di inventare qualcosa che poi non può spiegare, come la Trinità santa di Dio: ci crediamo perché sono avvenuti dei fatti che ci portano ad adorare l’unico Dio in tre Persone.
Le intuizioni interiori di cui pure parla San Paolo nella seconda lettura, non sono da disprezzare, ma devono concordare con questi fatti, non li possono contraddire: «Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio» e capiamo cosa vuol dire essere figli di Dio solo se guardiamo alla vita del Figlio, Gesù. Non si tratta solo di un sentimento, ma di qualcosa che cambia tutta la nostra vita: «prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria».
È questo il cammino che ogni credente deve percorrere per giungere all’incontro col Dio vivo e vero (e non con le proprie fantasie): approfondire progressivamente la conoscenza di Gesù per cogliere in sé e negli altri l’azione dello Spirito Santo e – nella fraternità – giungere a riconoscere Dio come Padre nostro.
Meditazione S. Trinità 26/05/2024
da
Tag: