Nel brano di questa domenica Gesù dice: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Proviamo a capire cosa vuol dire.
La parte più comprensibile forse è la seconda: la meta è il Padre e l’unica via per giungere a Lui è Gesù stesso perché è l’unico che lo conosce (cf. 1,18). Gesù è la via in quanto unico rivelatore della verità, incaricato dal Padre di dare la vita all’umanità. In altre parole, Gesù è la via perché è la verità e la vita: cerchiamo allora di capire cosa significa che Gesù è la verità.
Per noi la verità consiste nell’accordo tra la realtà e la sua rappresentazione linguistica: vere sono quelle parole o quelle frasi che corrispondono alla realtà. Ma se partiamo da questa idea astratta di verità la frase di Gesù non ha alcun senso: sarebbe un po’ come dire “Io sono la logica”, o “Io sono l’amicizia”. Evidentemente, nel Vangelo secondo Giovanni, la verità ha un altro significato.
Nell’AT ebraico, ’emet è collegato alla radice ’mn (da cui viene Amen): essere fermo, saldo. Quindi ’emet è la solidità essenziale di una cosa, ossia ciò che la rende sicura e degna di fiducia. Dio è assolutamente vero in questo senso, cioè è degno di fiducia ed è fedele alle sue promesse. Le parole sono vere se sono solidamente fondate. La vita di un uomo è vera se è fedele alle vie di Dio. C’è dunque un elemento morale del concetto ebraico di verità.
Nei libri apocalittici e sapienziali dell’AT, ‘verità’ è spesso sinonimo di ‘sapienza’: conoscere la verità è conoscere i piani di Dio (Sap 6,22). Il “libro della verità” in Dan 10,21 è un libro in cui sono scritti i disegni di Dio per il tempo della salvezza. Sap 3,9 promette a quanti confidano in Dio la comprensione della verità.
In altre parole, ‘verità’ non è, come per noi, il concetto di verità in generale, ma una ben precisa verità, forse potremmo dire la verità più importante di tutte le altre, la verità per eccellenza. E qual è questa verità? È appunto la verità espressa nel Vangelo secondo Giovanni dalle parole e dall’opera di Gesù. Volendola riassumere in una sola frase, viene comunemente identificata questa frase con Gv 3,16: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Questa è la verità che Gesù è venuto a rivelare, ma non la rivela solo con le parole, bensì con tutto se stesso, con la sua vita, le sue opere, la sua morte e risurrezione. Gesù fa parte di questa verità; Gesù è questa verità.
Se la verità è una persona, se la verità è Gesù Cristo, allora per conoscere la verità dobbiamo conoscere lui in tutti i modi in cui egli si manifesta a noi: nella sacra Scrittura, nella liturgia e nei sacramenti, nella vita della Chiesa e soprattutto nei poveri, nelle persone in ogni modo ferite o bisognose. Non tanto come destinatari della nostra attività caritativa, quasi che noi siamo i ricchi generosi che danno ai poveri, ma proprio come fonte di rivelazione: frequentandoli insieme alla comunità cristiana che prega e agisce ci è data la possibilità di conoscere meglio la verità di noi stessi e il piano di salvezza di Dio per il mondo, il dono di salvezza che è Gesù Cristo. La verità di Gesù si disvela nell’incontro personale con lui, in tutti i modi in cui egli si rende presente alla nostra coscienza per risvegliarla; in tutti i modi in cui chiama la nostra libertà a rispondergli.
Infine, cerchiamo di capire cosa significa che Gesù è la vita.
La vita che Gesù dona è altro dalla vita fisica, infatti nell’ultima Cena Gesù annuncia: “Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete” (14,19). Ciò significa che il mondo tra poco non vedrà più Gesù perché Gesù sarà ucciso, la sua vita fisica finirà in modo violento. Poiché però egli è vivo di una vita divina, che non può essere uccisa, e poiché anche i suoi discepoli riceveranno questa vita, essi lo vedranno di nuovo, potranno di nuovo incontrarlo anche se il mondo non lo vedrà più.
Allora, che cos’è questa vita che Gesù possiede in pienezza e dona ai suoi discepoli?
È un bene di cui gli uomini non hanno esperienza e del quale, quindi, si può parlare solo per analogia, in modo simbolico, come fa Giovanni. Questa vita consiste nella conoscenza amorosa di Dio e di Gesù Cristo, grazie alla quale i discepoli sperimentano di “essere in Gesù” e che Gesù è in loro. Questa unione profonda e intima con il Padre e con Gesù si perfezionerà con la risurrezione finale, mediante la quale tutto l’essere umano parteciperà alla vita divina. Perciò la risurrezione non sarà un ritorno alla vita fisica (che i discepoli devono essere pronti a offrire, come ha fatto Gesù). La risurrezione sarà il pieno passaggio di tutto l’essere umano, compreso il corpo, alla vita eterna e divina, quando la voce di Gesù chiamerà i morti fuori dai sepolcri. Chi ascolta la sua voce oggi (cioè, le obbedisce) potrà udirla nell’ultimo giorno. Per questo Gesù può dire di se stesso “Io sono la vita”: perché è lui che dona la vita nel tempo e nell’eternità a chi ascolta con fede la sua parola e gli obbedisce nell’amore.
A Gesù “via verità e vita” nell’avvento 2018 ho dedicato tre lunghe meditazioni che riporterò nei prossimi giorni sul mio profilo Facebook, per chi volesse leggere qualcosa di meno sbrigativo su questo argomento.
Meditazione 5^ domenica di Pasqua 07/05/2023
da
Tag: